Un tardivo adempimento

Sin da quando è uscito “L’elenco telefonico di Atlantide” ho impudentemente fatto sapere a Tullio Avoledo cosa pensavo dei suoi romanzi: si deve alla sua innata bonomia e gentilezza se ho ancora le dita per pestare sui tasti del mio PC.
Povero Avoledo! Neanche il tempo di godersi l’aroma dell’inchiostro fresco di stampa sulle sue copie d’autore che — ping! — Outlook Express gli notificava la mia e-mail di attenta, ponderata e mai del tutto elogiativa critica (avesse usato invece Mozilla Thunderbird, il filtro
antispam incorporato avrebbe automaticamente cestinato i miei messaggi, così consentendogli di andare a letto senza che nulla avesse potuto turbare la sua meritata serata in famiglia).
Qualche mese fa, in occasione del mio compleanno (non vi dirò mai il numero!), mia figlia mi ha regalato l’ultimo romanzo di Tullio Avoledo, “Tre sono le cose misteriose” (Einaudi) (tra l’altro, battendomi due volte sul tempo, perché non solo non l’avevo già comprato, ma manco sapevo che fosse uscito!).
Ebbene, come mi aveva annunciato in una delle sue sempre cortesi risposte, questa volta gli è riuscito bene anche il finale.
Da mesi, periodicamente, mi ripeto: “Bisogna che scriva ad Avoledo e glielo dica”; qualche volte vario il tema e mi propongo di farglielo sapere di persona, magari davanti a un caffè, quando mi capita di passare dalle sue parti (oh, me l’ha proposto lui, una vita fa…).
Chissà se leggerà mai questo post: proverò a mandargli il link via e-mail (sperando che nel frattempo non sia davvero passato a Thunderbird…).

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